IL BORGO

L’immagine che Miglierina offre ai visitatori è gradevole. 
Le sue case sono arroccate una sull’altra, quasi a comunicare il palpito comune, abbarbicate su un poggio tra due valloni: uno che ripido scende sul fiume Amato, l’altro che più dolcemente porta a valle, verso la Piana di Lamezia. 
Da poco meno di 500 metri si sale gradualmente a circa 700 metri. 
La veduta più bella è quella che si ammira, nel suo nucleo originale e più antico, dalla strada “Salvo D’Acquisto” con case a terrazze, come su spalti di un vecchio teatro. 
Vi si affacciano anche le due chiese: Santa Lucia e quella di Santa Maria del Principio. 
La sensazione è quella di ritrovarsi in un posto pulito, ordinato, tranquillo ed ospitale, circondato dal verde delle campagne e dagli alberi delle colline, dove è veramente rilassante trascorrervi una vacanza (soprattutto d’estate) per disintossicarsi dal logorio dei ritmi frenetici della città e della vita moderna e per riscoprire i valori e le cose semplici di una volta. 
Il territorio è ricco di sorgenti, dall’ottima acqua (una è salina-ferruginosa fredda) e, quando è il tempo, si possono trovare nei boschi vicini, abbondanti e squisiti funghi di varia specie. 
Il “fai da te” è d’uso non solo per le necessità personali, familiari, per tradizione e per esigenze di economia (salsa, sottaceto, sott’olio, insaccati, soppressate, capicolli, piccoli lavori edili e di artigianato vario) ma anche per l’animazione culturale della comunità:
– banda musicale “Santo Gagliardi”; [Facebook]
– la Compagnia Teatrale “Miglierinese”; [Facebook]
– il Presepe Vivente; [Facebook]
D’estate soprattutto, con l’arrivo di centinaia di emigrati, il paese si anima in modo incredibile, quasi risvegliandosi d’un colpo dal lungo letargo invernale mostrando la potenziale ricettività e vitalità. L’equidistanza poi dai due grossi centri, dal capoluogo di provincia e di regione Catanzaro, e da Lamezia Terme, entrambi a meno di mezz’ora di macchina, ha dato sbocco e valore al paese che facilmente può usufruire dei vari servizi della città e nello stesso tempo può esprimere la sua vita su ritmi più consoni alle esigenze personali e sociali dell’uomo, nel giusto equilibrio di tempi e di spazi.

(tratto dal libro “Miglierina un paese due campanili” di Antonio Caccetta)

CENNI STORICI

Miglierina sorge, con i suoi 575 metri sul livello dal mare, su una collinetta alla destra del fiume Amato.
Incerte e avvolte nella leggenda popolare le prime notizie storiche; si presume che il primo nucleo abitativo sia stato edificato in località Cusati (termine di sicura derivazione greco-bizantina) da agricoltori provenienti da Scigliano e dalla Valle del Savuto.
L’agro Cusati si rivelò ben presto inadatto, per cui si ritenne di spostare l’attenzione verso il poggio più in alto, più ameno e pianeggiante, ricco di miglior sabbia per costruire. 
Da “miglior rina” a Miglierina il passo è breve ed in questo passaggio etimologico, è possibile rinvenire la spiegazione dell’attuale nome di Miglierina.
L’etimologia del nome, comunque, potrebbe derivare anche dal latino miliun (pianta di miglio), milia (migliaia), miliarium (pietra miliare) o addirittura dal tema germanico muller (mugnaio) da cui la variante fonetica dialettale Muglierina ancora in uso.
Fin qui la leggenda. 
La storia ci dice, invece, che nel Medioevo fu Casale di Tiriolo e che nel corso dei decenni successivi ne seguì le vicende feudali fino alla costituzione in Comune autonomo avvenuto nel 1811, anno in cui contava all’incirca 800 abitanti.
Fino al 1464, Miglierina fu tenuto sotto il dominio dei Ruffo. Da quell’anno il Casale di Miglierina venne dato ai Caraffa di Nocera, che ne furono Signori fino al 1610. Passato ai Cicala, il Casale rimase incardinato fino al 1806 e all’eversione della feudalità. Nella seconda metà del 700 in Miglierina si contano tre Chiese: la Chiesa Madre sotto il titolo di Santa Lucia, la Chiesa di Santa Maria del Principio e la Chiesa dell’Addolorata. 
Durante il periodo francese (1806-1815), in seguito all’emanazione di un consistente numero di leggi e decreti che mutarono l’assetto amministrativo borbonico, Miglierina divenne Comune autonomo (decreto del 4 maggio 1811) e venne inserito nel circondario di Serrastretta. In un secondo tempo fu trasferito nel circondario dì Tiriolo (legge 1° maggio 1816 emanata dai Borbone).
Dei terremoti verificatisi in Calabria, il paese ha riportato danni notevoli soprattutto durante quelli registrati nel 1783 e nel 1905.
Santa Lucia è protettrice di Miglierina dal 1736. Nel 1986 è stato solennemente celebrato da tutto il popolo, il 250 anniversario di devozione patronale. Per l’occasione i fedeli hanno voluto innalzare in uno spiazzo all’inizio del paese una stele con l’effigie della Madonna.

MIGLIERINA in cifre

– Altitudine slm: min 180 – max 1039
– Superficie territoriale: Kmq 13,90
– Abitanti: 990 circa
– Distanze dai principali centri: Catanzaro Km 25, Cosenza Km 90, Reggio Calabria Km 150
– Patrono: Santa Lucia | 13 dicembre
– Municipio: Tel. 0961.993041
– Vigili urbani: Tel. 0961.993041
– Carabinieri: Stazione di Marcellinara – Tel. 0961.996029
– Farmacia: Cristiano e Minniti – Tel. 0961.879293
– Biblioteca comunale: presso il Municipio
– Fiere e mercati: Fiera domenica di Pasqua; Fiera di S. Lucia (12-14 dicembre)
– Feste locali: S. Lucia (13 dicembre); Del Rosario (prima domenica di ottobre); Agosto miglierinese

VALORI STORICO-AMBIENTALI

Beni ambiente fisico: Area e Cima del Monte Portella 

Beni ambiente biologico:  Boschi di cerri nella zona del Monte Portella; Boschi di cerri nell’area compresa fra le località Mantelli – Nachicella – Pietracupa – Taliano; Sorgente di acqua salino-ferruginosa fredda nell’area delle località Mantelli – Nachicella 

Beni architettonici
Architettura civile: Palazzo Barberio – Miglierina; Casa Marsico – Miglierina 
Architettura religiosa: Chiesa di S. Lucia – Miglierina. La Chiesa parrocchiale di Santa Lucia è il monumento più antico di Miglierina. L’anno di fondazione si fa risalire al 1531, data di insediamento dei primi abitanti. Nel 1649 è stata ampliata ed innalzata a Parrocchia. Nel 1695 la Parrocchia fu elevata con Bolla Pontificia ad Arcipretura. I lavori di costruzione furono ultimati nel 1736 e nello stesso anno la Parrocchia fu consacrata dal Vescovo di Nicastro Mons. Lojero sotto il titolo di S. Lucia. 
Chiesa del Rosario – Miglierina, un tempo intitolata a Santa Maria del Principio
Architettura del lavoro: Mulino – località Corvo; Mulino (rudere) – località Rajaniti; Mulino – località Finocchio; Casale Melina – località Colle Melina; Casale – località Corvo; Casale Portella – località Acquicella 
Altre opere: Vecchia Farmacia con arredi lignei – Miglierina; Fontana monumentale – località Fontanelle; Icone votive sparse nel territorio comunale 

PERSONAGGI ILLUSTRI: Tommaso Torcia – Letterato-Grammatico; Domenico Torcia (sec. XIX°) – Matematico; Antonio Torchia (sec. XX°) – Preside del Liceo Galluppi di Catanzaro – Autore di saggi letterari 

TRADIZIONI E FOLKLORE
L’appuntamento religioso e sociale di principale importanza è quello del 13 dicembre con la festività di S. Lucia, patrona del paese, in occasione della quale oltre al rito religioso viene allestita anche una Fiera.
Da ricordare la Festa del Rosario (1′ domenica di ottobre), la “Pigliata” ogni 5-7 anni e l’agosto Miglierinese organizzato dalla Pro-Loco. Tra le manifestazioni sportive: tornei regionali di tennis. C’è anche da segnalare la presenza di un’antica banda musicale. 

(tratto da www.comunemiglierina.it)

CURIOSITA’

Le rughe (i quartieri di Miglierina):
la croce, 
il piano di Rocco, 
la Costa, 
le Conze, 
sotto li Graziani, 
li Graziani, 
il Timparello, 
la Valle, 
la Piazza, 
sotto l’Orta, 
sopra la Piazza, 
la Serra, 
Calderone,
Chianavalle,
Sottovia,
Quadarune

IL DIALETTO

Il dialetto miglierinese, come la maggior parte dei sistemi linguistici calabresi, è un misto di osco, greco antico, latino, germanico, greco bizantino, arabo, francese e spagnolo e le sue stratificazioni riflettono le secolari e ben note vicende storiche della nostra regione. La predominanza è, però, latina con notevole sottofondo greco, evidente nell’uso dell’aoristo e cioè del passato remoto anche quando la frase richiederebbe il passato prossimo.
Linguisticamente Miglierina è, dunque, sulla linea che divide la Calabria latina (a nord) dalla Calabria greca (a sud).

ALLA SCOPERTA DI MIGLIERINA

Itinerario turistico alla scoperta di Miglierina
(a cura del prof. Domenico Bruni)

Miglierina è un comune della provincia catanzarese che si inserisce nella depressione geologica della Sella di Marcellinara, una gola ristretta tra i due mari (il Tirreno ad ovest e lo Ionio ad est) che ospita anche i vicini comuni di Amato, Marcellinara, Tiriolo.
Questa collocazione geografica consente, con un unico sguardo, di abbracciare la veduta panoramica del Golfo di Squillace e di quello di Sant’Eufemia e, quando la foschia lo permette, di avvistare le isole Eolie con l’inconfondibile cratere dello Stromboli.
Si tratta di un panorama che, da solo, giustifica la salita verso questa collina comunque ben collegata dalla strada provinciale con il capoluogo (dal quale dista appena 25 chilometri) e con la piana del Lamentino.
Il territorio miglierinese è racchiuso da quello dei Comuni contermini e per il viandante può essere curioso scoprire che tradizionalmente il confine con il Comune limitrofo di Amato è segnato da un ponte di antica fattura che è stato costruito su di una sorgente poi incanalata nella “Funtanella”.
Il ponte della Funtanella e l’icona di S. Francesco di Paola sono, quindi, la prima tappa di questo excursus che, attraverso i luoghi fisici, intende risalire a quelli della memoria ricostruendo brevemente anche la storia e le tradizioni della comunità miglierinese.
Non è possibile indicare l’ingegnere progettista di questo ponte, costruito in pietra, in quanto si tratta certamente di un’opera di artigiani e costruttori locali. Al di sotto del ponte: la sorgente.
Per raggiungerla sono stati conservati i gradini in pietra levigata e irregolare che formano un sentiero a forma semicircolare fino alla passerella che evita di bagnarsi nel rigagnolo d’acqua che scorre al di sotto. Prima di accedere alla fonte, luogo di incontro degli innamorati del passato, è possibile vedere grandi vasche in pietra dove le donne venivano a lavare la biancheria quando non c’erano ancora le fogne e l’acqua diretta in casa. Tutte le donne, meno di un secolo fa, facevano la spola tra la casa e la fontana per lavare e prendere acqua nei “varrili”, nelle “lincelle” o nelle “vozze” per portarla nelle loro case.
Le abitazioni di Miglierina sono state rifornite di luce elettrica, grazie ad una centrale idroelettrica di proprietà del Dott. Granato sita in località Cusati sulla sponda del fiume Amato; già nel 1927, hanno ricevuto l’acqua e sono state allacciate alla fogna nel 1928, a seguito della costruzione dell’acquedotto e della rete fognaria avvenuti durante il periodo fascista quand’era podestà il Dr. Anselmo Torchia.
Proseguendo nel cammino dalla Fontanella è possibile percorrere la strada che prende il nome di Via dei Mastri Miglierinesi e che, in passato, si chiamava Bellavista proprio per la veduta del panorama dei due Mari e delle colline circostanti, un tripudio di verde e d’azzurro. Accoglie qui i visitatori un monumento dedicato a Santa Lucia, opera dello scultore B. Bagalà.
Ma chi erano questi Mastri Miglierinesi che sono menzionati nella via? Il termine “mastro” (in luogo di maestro) sta ad indicare quelle persone perite nelle costruzioni e nell’arte che sono state in grado di lasciare, attraverso le loro opere, un segno tangibile del loro passaggio e della loro creatività. I mastri miglierinesi sono stati noti e hanno abbellito chiese e palazzi di tutto il circondario, fino a Catanzaro, tra la fine del ‘700 e i primi del ‘900. Le loro opere espressione di un’arte povera e sincera, ispirata principalmente a tematiche religiose, si esprimeva attraverso la realizzazione di stucchi e decorazioni nelle chiese e nei palazzi dei nobili, con la realizzazione di mobili di fine artigianato e con la scultura di statue per le quali venivano chiamati anche “babbari”. Vestigia di questi lavori sono rintracciabili negli stucchi a motivi floreali e geometrici, presenti in ambedue le Chiese, e in alcune statue che si trovano nella Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario.
Tra questi artigiani-artisti il tocco più geniale era quello dei Maestri Guzzi che hanno lasciato il loro segno anche attraverso alcune opere di pittura di soggetto religioso e con diversi ritratti qua e là conservati nelle abitazioni private.
Proseguendo il cammino per via dei Mastri Miglierinesi è possibile intravedere alcune abitazioni costruite con la pietra a vista, secondo l’uso antico. Tra queste abitazioni è possibile visualizzare un arco con volta a botte che serve come via di collegamento, a piedi, con una strada interna del centro urbano.
Dalla strada è possibile, inoltre, fotografare il Paese per parte della sua estensione identificando in primis il campanile della Chiesa madre dedicata al culto di Santa Lucia.
La Chiesa è raggiungibile percorrendo la strada principale, attraversando il corso del paese, oppure avvalendosi di qualche scorciatoia, come la via “manca”, costruita a gradoni e che conduce a piazza Santa Lucia. Su questa piazza si affacciano diversi palazzi.
Tra questi spicca “Palazzo Arcuri”, perfettamente conservato e al cui interno i proprietari hanno cercato di rispettare l’impianto originario consentendo, perfino, di lasciare intatto un antico frantoio con le enormi pietre per la molitura delle olive e raccogliendo alcuni quadri appartenuti alla famiglia.

Non distante è il palazzo di un’altra famiglia nobile e illustre del Paese, quella dei Granato i cui esponenti più noti hanno rivestito, in tempi lontani, ruoli significativi all’interno dello Stato e del Paese. Di fronte si distingue il palazzo appartenuto ai “Siddieri” (ricca e nobile famiglia miglierinese del passato) recentemente restaurato.
Queste abitazioni circondano la Chiesa di Santa Lucia che è stata costruita su di un promontorio e rivolta ad est in una posizione tale da dominare il paese e tutte le sue vie che tendono a convergere verso di essa. La chiesa manca di un sagrato e la sua facciata è spoglia. Si tratta di una costruzione povera ed austera, il più antico edificio religioso di un paese che arriverà a contare, durante un periodo della sua storia, anche 4 chiese.
La Chiesa di Santa Lucia è coeva alla fondazione del paese, sorta inizialmente come oratorio e luogo di sepoltura e, in seguito, consacrata al culto ha assunto il titolo della parrocchia. L’originario impianto della Chiesa è stato ampliato nel corso del tempo, da piccolo sacello all’odierna struttura a croce latina con tre navate, passando attraverso le disastrose vicende dei terremoti che hanno flagellato la regione nel corso dei secoli. In particolare il terremoto del 1783 pare abbia comportato ingenti danni per la struttura superiore. Probabilmente i devastanti effetti dello scatenarsi delle forze naturali hanno motivato l’impianto del campanile che appare quasi tozzo ed incompleto con la base a forma di quadrilatero che si erge su 3 piani di altezza.
All’interno si ripete l’essenzialità dello stile tenendo anche conto degli interventi che si sono succeduti nel tempo e degli ultimi lavori di restauro conservativo.
Di pregio, all’interno della Chiesa, il cui altare maggiore è dedicato alla vergine siracusana protettrice della vista, sono gli stucchi e le lavorazioni, alcune statue lignee, il battistero e una pala d’altare.
L’altare maggiore, che è stato rinnovato a seguito dell’ultimo intervento degli anni ’90, è in marmo e, nel rispetto dell’indirizzo conciliare, è stata rimossa la balaustra in marmo che fungeva da divisorio rendendo accessibile l’altare ai fedeli. Già menzionata, vi è una pala d’altare raffigurante la fuga in Egitto, una ricostruzione particolarmente piacevole del passo evangelico in quanto, sullo sfondo di un panorama che riecheggia l’Egitto, i personaggi della Sacra Famiglia riproducono delle sembianze contadine quasi nel riprodurre in questa Famiglia quelle del paese intero. La navata sinistra vede dominare l’altare, anch’esso pieno di stucchi, dedicato alla Madonna, rappresentata in una statua lignea, un tempo venerata e celebrata attraverso l’arciconfraternita dell’Immacolata l’8 Settembre.
In particolare l’odierna casa parrocchiale, adiacente alla Chiesa di Santa Lucia, era sede dell’arciconfraternita e dell’oratorio dedicato alla Vergine (‘a Ghiesulilla). La navata laterale ospita ancora altri tre altari, rispettivamente dedicati a S. Pasquale Baylon e uno un tempo dedicato all’Adorazione della Croce e ora sostituito da un Bambin Gesù benedicente. La navata laterale destra ospita il Battistero, in marmo verde, opera degli artigiani locali, una raffigurazione marmorea della Madonna di Lourdes con Bernadette e un altare sormontato da un quadro del ‘700 dedicato alla Madonna della Grazia. Nella sacrestia è inoltre conservata una statua lignea dedicata a S. Francesco di Paola, insieme ad altri arredi sacri.
Nel corso dell’ultimo decennio, infine, entrambe le chiese sono state abbellite e arricchite per mano di un abile ebanista del paese (Tommaso Guzzi) attraverso numerosi arredi lignei che vanno dal pulpito alla schola cantorum.

La parte bassa del paese ospita l’altra Chiesa dedicata al culto di Santa Maria del Principio ora nota come Madonna del Rosario. Si tratta di una Chiesa costruita successivamente seguendo uno stile ed un’impostazione completamente differente dalla prima. La chiesa del Rosario risale agli inizi del ‘600 e pur essendo la Chiesa di un piccolo centro riflette, anche se in minor misura, influenze barocche.
Si tratta di una Chiesa con una bellissima facciata decorata a stucchi e decorazioni, anch’essa a croce latina con tre navate, e con un grazioso campanile, anch’esso non molto alto e terminante con una piccola cupola a quattro volte. Per certi profili, quasi orientaleggianti, questo piccolo campanile somiglia ad un minareto arabo.
L’interno è semplice ma si lascia andare a qualche vezzo, con stucchi e decorazioni floreali e con statue opera dei locali “babbari”. L’altare maggiore è dedicato alla Vergine del Rosario, raffigurata in una statua lignea dai tratti contadini e da un vestito caratteristico di seta e raso, in braccio la Madonna porta il bambino vestito allo stesso modo e con la stessa pettinatura a boccoli neri.
E’ curioso ricordare che al tempo delle confraternite le persone aderenti a quella del Rosario (i cosiddetti “rusarianti” o “fratelli”) indossavano, in occasione dei festeggiamenti dedicati alla Madonna, le famose “muzzette” (abiti di velluto nero con decorazioni dorate ) mentre quelle aderenti alla congrega dell’Immacolata (i cosiddetti “ ‘mmaculatisti”) indossavano le loro ”muzzette” di color celeste, sempre con filamenti d’oro come ornamento.
La Chiesa di Santa Maria del Principio presenta una caratteristica che la rende diversa dalla Chiesa parrocchiale, il fatto di affacciarsi su di un ampio sagrato, una piazza in seguito ridimensionata dall’opera di pavimentazione in cotto e in pietra che forma un emiciclo davanti allo stesso edificio religioso.
Nella parte soprastante il campanile c’è il palazzo della famiglia Torchia distintasi con il prof. Antonio, illustre letterato autore di numerose pubblicazioni.
Sempre di fronte alla Chiesa si trova il parco giochi, dedicato alla memoria di Nicholas Green. Nello stesso giardino è collocato anche un monumento in pietra leccese, realizzato per festeggiare il Giubileo dell’anno 2000 e intitolato al Nuovo millennio ineunte. Nel parco, nel mese di agosto, si svolgono numerose manifestazioni, organizzate dalla Pro Loco, con spettacoli musicali e rappresentazioni teatrali.
In quest’ultima attività si distingue sempre la Compagnia Teatrale Miglierinese che presenta brillanti commedie in vernacolo calabrese.
 Dal parco è possibile raggiungere il Monumento dedicato ai caduti in guerra, il Municipio, la Biblioteca Comunale, la Guardia Medica e la Scuola Media con l’annessa palestra e un campo polivalente attrezzato per le attività sportive ( tennis, calcio a 5, ecc.).
Dalla chiesa del Rosario è possibile imboccare la strada che conduce alla zona rurale del paese in cui, qua e là, sono sparse le case di alcuni degli abitanti di Miglierina. Si tratta di aree raggiungibili con l’automobile, per via delle strade interpoderali, coltivate ad orti da cui gli abitanti traggono gli alimenti genuini che vengono serviti sulle loro tavole. Olivi, frutteti di ogni genere, ortaggi, vigne, sono le coltivazioni più comuni.
Percorrendo questa strada o imboccandone un’altra che si trova nel rione Croce, è possibile raggiungere il fiume Amato, “la fiumara”. Si tratta di un altro spettacolo naturale, pieno di salti e pendii, che scende ripidamente nella vallata. Attorno al fiume, che d’estate si attraversa a piedi, per la secca oppure servendosi di un caratteristico ponte di legno, si trovano prati verdi dove è possibile fermarsi per godere del paesaggio e anche per fare qualche allegro pic-nic. In questa zona denominata “Favatella” sono situati un agriturismo e due aziende ortofrutticole. Nei dintorni del fiume si trovano anche i resti degli antichi mulini ad acqua dove, nel passato, gli abitanti si recavano per macinare il grano, il granturco e legumi vari.
Secondo alcuni proprio da questi mulini deriverebbe il nome del paese “Muglierina” (paese dei mulini) evidenziando una radice tedesca del nome (in tedesco mugnaio si dice “muller”). Certo è che i mulini avevano grande importanza, così come i mugnai che spesso cercavano di imbrogliare i propri clienti sul peso simulando delle liti tra loro, donde è venuto il detto popolare “Quando se ‘mbrigano i mulinari guardati a farina!”

Quella dei mulini è solo una delle possibili interpretazioni sull’origine del nome del paese. Esistono, infatti, altre versioni ma tutte partono dall’idea che i primi stanziamenti si siano localizzati nella parte bassa, vicino al fiume, precisamente presso la località “Cusati”. Questo termine, per alcuni, di origine greco-albanese starebbe ad indicare una localizzazione di popolazione albanese, distinta dal nucleo originario di abitanti. Presso la località “Melina” la popolazione avrebbe trovato della terra buona da lavorare e per costruire le proprie abitazioni da cui il termine “migliore rina”, riferita forse alla diversa natura del terreno rispetto a quello della vicina Amato, composto in prevalenza di argilla. Altri ancora ritengono, invece, che Miglierina derivi il nome dall’esistenza, sul territorio, di una grande pietra miliare “Milia” che segnava la distanza lungo la strada che andava da Ponte Corace a Caronte o da “milium” cioè la pianta del miglio.
La comunità miglierinese è sempre stata alacre ed operosa che, anche al di fuori dei confini regionali e nazionali, si è fatta valere attraverso il proprio lavoro. Numerosi sono, infatti, gli emigranti miglierinesi rimasti affezionati al proprio paese che, soprattutto, in occasione delle vacanze estive ritornano per una visita e una immancabile passeggiata per “Sottovia”.
“Sottovia” è uno dei rioni del paese, il vero centro, con la piazza rivestita in cotto, collegata alla strada provinciale da una scala di forma elicoidale in cemento armato. Recentemente la strada del corso è stata interamente pavimentata, impiegando del porfido levigato giungendo così fino ad un altro quartiere: il “Chianavalle”.
In questo rione è possibile ammirare l’antico palazzo della famiglia Torcia con dei balconi in ferro battuto con caratteristica lavorazione “bombata”. L’intero percorso è, inoltre, abbellito da lampioni, sempre in ferro battuto, che irradiano la luce elettrica.
“Sottovia” è il vero crocevia del Paese, da lì è possibile risalire verso la Piazza, cioè dove è situata la Chiesa parrocchiale, oppure discendere verso la “Croce”, zona maggiormente vicina alla campagna presso la quale sono sorte diverse residenze abitative. Si trova in questa zona il campo sportivo comunale dove i giovani si allenano e disputano le partite del campionato di Terza Categoria.
Un tempo anche il rione Croce aveva una sua chiesa che, però, è stata successivamente sconsacrata ed abbattuta per far posto ad abitazioni.
Il quartiere che si trova più in alto rispetto a tutti gli altri è quello del “Quadarune” con i ruderi del “Casale” intorno al quale si trovano tante altre antiche abitazioni.
Non molto lontano, al di fuori dell’originario centro storico, si è sviluppata una zona residenziale con nuove costruzioni abitative. In questa zona si trova anche l’Ostello della Gioventù, finalizzato allo sviluppo turistico locale. Ai piedi dell’Ostello si trova una raffigurazione bronzea del Calvario, in sostituzione delle croci sulle quali è stato costruito l’ostello.
Nelle vicinanze si trova il cimitero comunale all’interno del quale si ergono le cappelle familiari. Tra queste spiccano al centro, ai lati della cappella religiosa, quelle delle famiglie notabili del paese. In particolare nella cappella dei Baroni Scalzo è possibile vedere una ricostruzione dell’altare maggiore della Chiesa di Santa Lucia, con identica pala d’altare. Nella parte cimiteriale nuova si trova, invece, un monumento dedicato alla Resurrezione di Gesù Cristo.
Lasciato il cimitero alle spalle, continuando a salire, si arriva nella zona montagnosa della Presila, in particolare è possibile raggiungere il Monte “Portella” (1039 m sul livello del mare). In questa località sgorga una sorgente d’acqua oligo-minerale e si trovano alberi di lecci, querce, cerri e castagni. La zona è ideale per trovare riparo dalla calura estiva, ed è possibile accedere anche ad un’area attrezzata per pic- nic situata nella località detta “Rinuso”. In autunno il luogo è frequentato dai cercatori di funghi.
Dalla montagna ovviamente si gode di un panorama senza eguali e di un’aria fresca e pulita a dispetto dello smog quotidianamente inalato nelle città.
Tanta aria pulita alimenta un sano appetito che trova sfogo sulle tavole dove vengono serviti cibi freschi e genuini derivanti dalle coltivazioni degli orti.
La cucina miglierinese rispecchia le caratteristiche di quella regionale, con insaccati e cibi piccanti, formaggi, verdure e dolci tipici. Per gustare qualcosa di particolare si può certamente assaggiare la soppressata o il capicollo nonché i piatti a base di carne di maiale (tipici dei mesi invernali che precedono la Quaresima), durante il periodo pasquale i ”fraguni” e le “pitte chine” con ricotta e soppressata, polpette, frittelle e braciole di ogni genere (carne, patate, zucchine, riso), “pizze” e “cullurielli” (questi ultimi simbolo di festa, vengono serviti in occasione dei matrimoni), “pitticelle” e “chinulille”.
Generalmente la cucina dei piatti tipici si concentra nei periodi di festa, coincidenti con le festività religiose. In particolare la festa della Santa patrona Santa Lucia il 13 dicembre, la festa della Madonna del Rosario la prima domenica di Ottobre, la Pasqua ed il Natale.
In occasione delle festività religiose si ripetono i riti delle processioni delle statue per le vie del paese e il venerdì santo della Via Crucis.
Durante queste manifestazioni si esibisce la locale banda musicale “S. Gagliardi” che allieta l’accompagnamento dei santi intonando marce sinfoniche e inni religiosi.
In occasione del venerdì santo in passato si ridava vita alla rappresentazione teatrale della “Pigliata”, cioè della presa di Cristo, ma trattandosi di un lavoro impegnativo che richiede il coinvolgimento di molte persone oggi non ha una cadenza periodica.
In merito ai costumi anche a Miglierina si è perso l’uso del costume locale, sono poche ormai le persone anziane che indossano il vestito della pacchiana e che ne conservano gelosamente la tradizione.
L’ideale passeggiata, con un occhio al passato ed uno al presente, non può che concludersi con l’invito a tutti coloro che intendono scoprire le tradizioni piccole e grandi della nostra regione e a godere dell’ospitalità, che fu dei greci e dei latini nostri predecessori, a renderla reale visitando Miglierina, passeggiando per le sue vie e viuzze che si intrecciano lungo la costa collinare come un piccolo labirinto.