COMUNITA’ MONTANA
MONTI REVENTINO – TIRIOLO – MANCUSO
Il mare e la montagna, gli abissi e le vette: possono sembrare ambienti lontani ma in Calabria v’è un massiccio, il Reventino, che li avvicina come pochi in Italia. Anzi dai suoi boschi si può addirittura godere la vista di due mari e perfino di alcune isole.
Il comprensorio del Reventino, infatti, si affaccia con il suo profilo ondulato sulla parte più stretta della Penisola, l’istmo di Marcellinara tra i mari Jonio e Tirreno, di appena 30 chilometri. Questo singolare gruppo montuoso è il naturale prolungamento verso ovest della Sila Piccola, con la sua catena montana che parte da monte Serralta (1246 m.) a monte Reventino (1417 m.) e monte Mancuso (1328 m.), come una barriera invalicabile interrotta solo dalle profonde incisioni dei fiumi Corace ad est e Amato nella parte centrale, nelle quali si elevano, in posizione strategica sul letto dei due fiumi, rispettivamente, l’abitato di Gimigliano e quello di Tiriolo.
La catena copre, a nord, lo stupendo pianoro ondulato sulle sponde dell’alto corso dell’Amato.
Il pianoro è circondato dalle montagne anche sugli altri lati: ad ovest dal crinale del lato sinistro del bacino del fiume Savuto, di andamento quasi parallelo al corso dello stesso fiume, a nord dalla Sila Grande e ad est dal displuvio tra i fiumi Melito e Corace.
Dalla sua sorgente sul Reventino il fiume Amato, nel suo tratto montano, scende dolcemente da oriente verso occidente, per poi invertire la direzione, con un ampio semicerchio tra le gole di Serrastretta, Tiriolo e Marcellinara, immettendosi quindi nella piana lametina per sfociare nel mar Tirreno. L’altro fiume che attraversa il tratto montano, il Corace, nasce dal monte Brutto e scende con pendenza non eccessiva sino al profondo burrone esistente tra i territori di Cicala e Gimigliano, dove le sue acque, ingrossate dal fiume Melito, percorrono l’ultimo tratto in direzione sud-est sino alla sua foce sul mar Jonio. Sull’altopiano i due fiumi corrono quasi paralleli, a distanza tra loro di 1-2 chilometri, separati da una propaggine collinare a quota 800-900 metri. I loro corsi divergono tra Cicala e Gimigliano, in corrispondenza del masso calcareo formato in parte dal monte Tiriolo. La profonda incisione del vallone Acciaio, affluente del Corace, divide dalla propaggine quest’ultimo monte che si erge, con le sue ripide pendici, in posizione dominante su tutto l’istmo e dalla cui sommità si abbracciano in un solo sguardo lo scenario unico ed incomparabile dei due Mari, lo Jonio e il Tirreno separati da uno stretto lembo di terra. Tra i monti Reventino e Mancuso nasce, in corrispondenza del colle S. Mazzeo, il fiume Bagni che scende, con andamento fortemente torrentizio di direzione nord-sud lungo una profonda incisione della pendice montana, sul golfo di S.Eufemia. Il fiume è noto sin dall’antichità per le sue sorgenti d’acqua calda che sgorgano lungo il suo ripido bacino, usate per le cure termali sin dall’epoca greco-romana, epoca della quale la zona conserva l’antico nome mitologico di Caronte, denominazione data anche allo stabilimento di cure termali che sorge sullo stesso luogo.
UN PANORAMA VARIO E SUGGESTIVO
Ogni luogo del territorio offre vedute suggestive e varie, dalle sue pendici geometricamente punteggiate dagli oliveti nelle quote più basse, dove più in alto svettano gli alberi di alto fusto, al piano collinare con i suoi poderi coltivati intervallati da alberature da frutto od ornamentali. Lungo le sue vette il panorama si allarga su un vastissimo territorio, con ampie vedute sull’orizzonte marino.
Tra Platania e il passo di Acquabona, all’ora del tramonto, il mare appare come un’enorme lastra luminescente.
La cima del Reventino è composta da due vette vicine, divise da una selletta, dalle quali si abbracciano ampie vedute mozzafiato. Da quella sul lato ovest si domina tutta la vallata del Savuto, con le sue pendici intensamente coltivate ad oliveti, vigneti e ortaggi, incise dai profondi valloni degli affluenti e con i suoi caratteristici abitati arroccati su cucuzzoli o su speroni: Rogliano, Belsito, Malito e Grimaldi sulla sponda destra e, sulla sponda sinistra Scigliano, Motta S.Lucia, Conflenti, Martirano, appollaiato su un grosso monolite roccioso che scende quasi a picco sul fiume, e l’abitato a scacchiera di Martirano Lombardo adagiato sulla pendice di monte Mancuso. Guardando in direzione del corso del Savuto, sull’avvallamento tra la catena silana e quella costiera, si stagliano sul cielo le cime più alte della catena del Pollino. Dalla vetta est la visuale spazia tra l’istmo, sullo sfondo della catena delle Serre e delle cime aspromontane, e le isole Eolie in un ampio arco marino sino allo stretto di Messina. Nelle giornate limpide spingendo lo sguardo lungo la visuale che passa sopra il promontorio di monte Poro, l’area dello Stretto e la linea della catena Peloritana, si distingue chiaramente la caratteristica sagoma conica dell’Etna. Le pendici di monte Mancuso, che scendono sui versanti sud, ovest ed est, sono coperte da foreste con alberi di varie essenze: cerri, pini, abeti, ontani, castagni e faggi. Le foreste sono caratterizzate dalle liane che fasciano e coprono con il loro fogliame i tronchi e i rami degli alberi, dando al bosco un aspetto suggestivo.
UNO SGUARDO ALLA STORIA
L’area del Reventino, per la sua posizione baricentrica e strategica per i collegamenti tra la valle del Crati e l’Istmo, ha sempre rappresentato il luogo d’incontro e di scontro tra i vari popoli che si sono avvicendati sul territorio della regione chiamata dai greci Italia, poi Brutium dai Romani e infine Calabria in epoca bizantina. E’ significativo, d’altra parte, che un monte, ubicato a metri 863 sul displuvio tra l’Amato e il Corace si chiami Battaglia. Non si sa se si riferisce ad una battaglia di Annibale o dei Normanni, per come si tramanda oralmente, oppure di altro periodo. Il territorio ha avuto una grande importanza all’avvento del popolo dei Bruzi, che compaiono nella storia nel IV secolo dopo il loro distacco dai Lucani. A differenza di altri popoli, i vari gruppi nei quali erano scissi i Bruzi si unirono formando una confederazione nel sito dell’attuale Cosenza che, in sintonia con l’accordo raggiunto, chiamarono Consentia. Estesero quindi il loro dominio su tutta l’area montana, Sila e Reventino Mancuso.
La porta affacciata sull’Istmo, dove ora sorge Tiriolo, era presidiata da un raggruppamento di abitati fortificati, chiamato Theuranus, che rappresentava il centro di scambi commerciali e culturali tra i Bruzi e le città magnogreche, divenendo poi avamposto per le guerre di conquista di tutto il territorio della Calabria. Ciò provocò l’intervento dei Romani con la conseguente loro conquista del territorio. Una notevole testimonianza della loro presenza sono i resti di Villa Romana in località Pian delle Vigne nel comune di Falerna.
Il dominio dei Romani causò contro di loro una serie di rivolte poichè si erano impadroniti delle più importanti risorse silane: il legname per la costruzione delle navi e la resina per il calafataggio del fasciame dei navigli. Le rivolte scoppiavano soprattutto in occasione dei Baccanali, per come è testimoniata da una tavoletta in bronzo nella quale i Romani regolavano rigidamente lo svolgimento di tali feste. La tavoletta si trova nel Museo di Vienna e una copia è in mostra nell’Antiquarium di Tiriolo, dove si possono osservare molti altri pezzi unici che testimoniano la civiltà dei Bruzi.
La valle del Savuto è anche nota per la tragica morte del re di Germania Enrico VII, l’infelice figlio di Federico Il travolto, nel suo regno, dai contrasti tra i feudatari e le classi borghesi emergenti nelle città. Si schierò con la borghesia, contro il parere del padre che gli suggeriva di mediare, tenendo conto della migliore forza della classe baronale. Fu quindi deposto come ribelle e imprigionato nel castello di Nicastro. Morì nel trasferimento da Nicastro al castello di Martirano, secondo alcuni, o nel castello di Martirano secondo altre fonti.
Le vicende successive si confondono con quelle del territorio regionale. Nel 1807 in Soveria Mannelli vi fu un episodio, analogo a quello dei Vespri siciliani di rivolta popolare contro i francesi per la violenza subita da una donna di Soveria Mannelli da parte di un soldato francese. Altro avvenimento noto è quello della battaglia di Soveria Mannelli tra i garibaldini e i borbonici il 31 agosto 1860, importante perchè spianò la strada a Garibaldi verso la Campania. In realtà la battaglia cessò dopo i primi colpi con la resa del generale borbonico Ghio, alla testa di 12.000 soldati appena gli fu comunicata la notizia che il comando generale di Cosenza si era arreso ad un Comitato Nazionale formato dai gruppi liberali cosentini. L’episodio è riportato nelle memorie di Maxime Du Champ, componente dello Stato maggiore di Garibaldi.
PAESI RICCHI DI TRADIZIONE
Gli abitati delle quote più alte, Carlopoli, Soveria Mannelli, Decollatura, Conflenti e Martirano Lombardo, sono di epoca relativamente recente, essendosi formati dopo il secolo XV dai raggruppamenti di casali, contrade e case sparse. Di più antica data sono i paesi di Cicala e Gimigliano, a nord-est, di Tiriolo, Miglierina, S.Pietro Apostolo, Serrastretta, Platania e le frazioni di Lamezia Terme sulle pendici del versante sud, Falerna, Nocera Terinese, Martirano e Motta S.Lucia lungo le pendici Ovest che degradano sulla sponda sinistra del fiume Savuto. Gizzeria, e altri abitati sull’Istmo, sono paesi fondati da popolazioni albanesi, intorno alla metà del XV secolo, i cui primi gruppi giunsero in Calabria con l’esercito di Demetrio Reres, inviato da Skanderberg in soccorso di Alfonso I d’Aragona per domare la rivolta dei baroni. L’ubicazione di tali abitati fu dettata da motivi di strategia, in posizione dominante sulla piana lametina, analogamente a quella dei paesi d’origine albanese delle piane del Neto e di Sibari. Dopo la fase della grande emigrazione si nota sempre di più lo sviluppo delle attività produttive, soprattutto nel settore della commercializzazione e della trasformazione dei prodotti agricoli sempre legate ad una tenace tradizione. Carlopoli è caratterizzato dalla lavorazione del latte con i suoi pregiati latticini, Cicala è noto per la sua specializzazione nella lavorazione e commercializzazione delle castagne e marroni esportati anche in Europa e Nord-America. Conflenti è rinomato per la produzione dolciaria, come i mustaccioli a base di miele e le grispelle, ciambelle di patate e farina fritte. In Tiriolo vi è un artigianato di qualità per la lavorazione dei famosi vancali, scialli in lana o seta, di “pezzare”, di strumenti musicali antichi e altri di carattere artistico. A Serrastretta è fiorente la tradizionale produzione artigianale di sedie esportate anche all’estero, attività che si è conservata malgrado la tumultuosa emigrazione dei decenni scorsi. Soveria Mannelli, oltre che di una serie di piccole e medie aziende produttive, è sede di una filanda che produce coperte con filati e manifattura tradizionale e di una casa editrice di rilevanza nazionale. I visitatori possono venire a contatto delle suggestive tradizioni di ciascun paese in numerose occasioni. Ad esempio, nel periodo natalizio gran parte degli abitanti di Decollatura sono coinvolti nell’allestimento di un caratteristico presepe vivente. Molto coinvolgente per attori e spettatori è anche il dramma sacro, detto “a’ Pigghiata”, che si recita in vari punti dei paesi di Tiriolo, Miglierina e di S.Pietro Apostolo. Chi verrà a Nocera Terinese nel periodo della Settimana Santa non deve perdersi la processione dell’Addolorata e il rito dei “Vattienti” o della “flagellazione”. L’ultima domenica d’agosto a Conflenti si celebra la festa della Madonna della Quercia sulle pendici del monte Reventino. Essa è preceduta da una novena con la partecipazione di migliaia di pellegrini provenienti da tutta la Calabria ed oltre. Altra ricorrenze liturgica, di rilevanza comprensoriale, è la festa della Madonna di Costantipopoli, venerata nel Santuario di Porto, a Gimigliano, la cui celebrazioni inizia la domenica di Pentecoste e continua fino al martedì successivo, di notevole richiamo è anche il pellegrinaggio del 25 aprile.
LA CUCINA, UN MISTO DI FANTASIA E SAGGEZZA
Il territorio della Comunità Montana è ricco di molte aziende di piccola e media dimensione per la lavorazione di funghi, sottaceti e di antipasti in genere apprezzati non solo in Italia. Gli appassionati micologi potranno raccogliere non solo il principe dei funghi, il “porcino”, ma anche il “rosito”, gli “ovoli”, le “mazze di tamburo e i vavusi”. Il turista apprezzerà inoltre la cucina locale genuina e fantasiosa; del resto la natura qui é generosa di ottime materie prime, come il puro e abbondante olio di oliva di pianura e di collina, i derivati del maiale, gli ortaggi, le verdure e quelle erbette che fatte essiccare al sole danno alle pietanze un gusto e un odore particolare che si accompagnano bene al “pane di casa” che, fatto con farina di grano duro e cotto nel forno a legna, acquista sapore col passare dei giorni. Sempre con la farina di grano duro le massaie preparano sapientemente vari tipi di pasta dal nome suggestivo come ad esempio i “covateddri”, piccoli pezzi di pasta scavati con il dito su di un cestello detto “crivu”, oppure i “maccarruni allu ferriettu”, cioè pezzetti di pasta avvolti su di un ferro che diventano simili a spaghetti grossi e corti dal sapore sodo e rude di grano. Il peperoncino rosso piccante verrà sempre offerto sulle tavole per insaporire varie pietanze. Fino al secolo scorso lo si riteneva utile anche per debellare febbri e altre malattie. Per quanto anche le carni di coniglio, agnello e capretto siano molto apprezzate, è quella di maiale a fare da padrona sulle tavole. Infatti essa ricorda l’uccisione del maiale che viene vissuta quasi come una festa collettiva dal sapore magico-religioso per il susseguirsi di banchetti rituali in cui si gustano le “frittule”, ottenute mettendo a bollire la carne di maiale in un grande calderone, rallegrati dall’ebbrezza del vino rosso locale. Inoltre dal maiale si preparano dei saporitissimi salumi che si lasciano stagionare per alcuni mesi, come il capicollo, ricavato dalla parte vicina al collo dell’animale, le salsicce e le soppressate al cui impasto si aggiunge, oltre il sale, la conserva di peperone rosso, dolce o piccante. Tra i formaggi ricordiamo la squisita ricotta salata e affumicata, le tenere e delicate ricotte di latte di vacca, pecora e capra, vendute in cestini conici di giunchi intrecciati, chiamati “fuscelle”, e i “burrini” fatti con burro finissimo rivestito di caciocavallo. Dai menù dei ristoranti non mancheranno le trote e le anguille o i pesci del mare antistante la costa locale, come i “surici” di forma piatta e dalle carni sode e bianchissime, ottimi fritti nell’olio. Al termine del pasto non si possono non assaggiare le “crocette”, fatte con cuore di noci e fichi secchi profumati da bucce di mandarino o i tipici dolci. Il più caratteristico è quello che si prepara a Pasqua, la “cuzzupa”, ciambella decorata da uova sode; degli altri dolci molti risalgono alla tradizione greca, soprattutto quelli con il miele, già citati dal poeta Teocrito negli “Idilli”, mentre una squisita torta, la “pittanchiusa”, è di origine araba, con frutta secca e spezie racchiuse da sottili sfoglie di pasta.
GLI ITINERARI
Per conoscere questo splendido territorio bisogna immergersi nelle sue foreste, lungo le pendici e le vette del monte Reventino, del monte Mancuso e di tutta la corona di cime del lato sud del pianoro di Decollatura.
Suggestivi percorsi sono costituiti dal greto dei fiumi: lungo gli alti corsi dell’Amato e del Corace, nella valle dei mulini nel tratto dell’Amato tra Tiriolo, Miglierina e S.Pietro Apostolo, nella faggeta di monte Condrò presso Serrastretta, sul circuito a nord dell’abitato di Soveria Mannelli e di Decollatura.
Questa Comunità Montana si è distinta per la progettazione e la realizzazione di un’ampia rete di sentieri.
Oltre alla segnaletica accuratamente disposta grazie alla quale non v’è difficoltà per l’orientamento, l’escursionista troverà numerose aree attrezzate, fonti, piccoli rifugi, pannelli esplicativi. Gran parte dei percorsi seguono stradelle in terra battuta, sono di breve durata e quindi accessibili anche al camminatore meno allenato ed ai bambini. Tuttavia i numerosi collegamenti fra di essi consentono spesso l’elaborazione personale di itinerari più lunghi e quindi soddisfacenti anche per l’escursionista più esperto ed esigente.
Infine nei pressi di Tiriolo transita il Sentiero Italia che in questo tratto attraversa l’Istmo di Catanzaro, il punto più stretto d’Italia, spartiacque tra il Tirreno e lo Jonio.
PERCORSI
1) Percorso S. Maria-Reventino – “Delle Cinque Cime”
Prende avvio in prossimità della frazione di S. Maria di Sambiase e si inerpica su fondo in terra battuta fino a raggiungere la vetta di Monte Reventino. Si sviluppa lungo un crinale sul quale spiccano le cime di S. Maria, Monte Faggio, Monticello del Pubblico, Monte Tamburino.
Splendido il panorama che si può ammirare per lunghi tratti e in particolare dal Monte Reventino.
2) Percorso S. Pietro Apostolo-Fiume Amato – “Dei Mulini”
Ripercorre una antica mulattiera utilizzata dagli abitanti del paese per raggiungere i mulini posti lungo le rive del Fiume Amato. II percorso si caratterizza sia per il sentiero con fondo in pietra che scende tra due muretti a secco, sia per la rigogliosa vegetazione di ripa, che per gli opifici che ancora mantengono intatti la loro struttura architettonica. Nelle trasparenti acque del fiume Amato diffusa è la pesca alla trota.
3) Percorso Castagna-Corazzo – “Madonna di Corazzo”
Dall’antico borgo di Castagna si scende verso il Corace lungo i bordi del quale si ergono i ruderi dell’antica abbazia cistercense del Corazzo in cui soggiorno’ Gioacchino da Fiore, abate citato da Dante nella Divina Commedia. Piacevoli la campagna circostante e le passeggiate lungo l’alveo del fiume.
4) Percorso Gimigliano-Madonna di Porto”
Si sviluppa lungo un antico viottolo utilizzato dai pellegrini per raggiungere il Santuario dedicato alla Madonna di Porto che sorge in prossimità del fiume Corace in una suggestiva vallata ricoperta da castagneti.
Il percorso é costellato da icone votive, alcune di pregevole fattura. Consigliabile la visita al caratteristico centro storico di Gimigliano e l’escursione tra i monti col trenino della Ferrovia della Calabria.
5) Percorso Gimigliano-Fiume Corace – “Delle Gole”
In prossimità del Cimitero di Gimigliano si diparte una mulattiera che scende sino alle rive del fiume attraversando campagne dalla particolare flora affiorante dalle rocce. Fitta e ombrosa la vegetazione lungo il fiume che, nel tratto in questione, si incunea tra le alte rocce a formare caratteristici “canyons”. Suggestivi i macigni e le pietre levigate disseminati lungo il corso delle acque.
ITINERARI
Itinerario n° 1 – Caronte-S. Mazzeo
L’itinerario sale lungo la valle del torrente Bagni fino alla piana di S. Mazzeo, dopo avere attraversato la frazione di Cantarelle e di Serra Castagna. I luoghi mantengono intatto il loro aspetto selvaggio.
I terreni, interessati da intensi fenomeni di dissesto idrogeologico, accentuano l’amenità dei luoghi. Si consigliano escursioni nel bosco della “Difesa” e nel parco del “Mitoio”, dove si potrà osservare il recupero di una vecchia cava di pietra trasformata in anfiteatro.
Itinerario n° 2 – Caronte-Acquafredda
Di tipo prevalentemente naturalistico con ampi scorci panoramici sulla piana di Lamezia Terme ed oltre; rilevante é anche l’interesse geologico della zona.
In 13 Km. di percorso si sale da quota 200 a quota 1.000 m. slm. attraverso una serie di tornanti prospicienti la Piana di Lamezia e con la vista delle Isole Eolie. Prende avvio dalle Terme di Caronte e si conclude nella frazione di Acquafredda posta ai margini del Monte Mancuso.
Per gli escursionisti interessante sarà il percorso che da Vonio giunge a S. Maria. Da Acquafredda ci si può inoltrare nei rigogliosi boschi del Mancuso.
Itinerario n° 3 – Gizzeria-Capo Suvero Monte Mancuso
Caratterizzato dal bellissimo paesaggio che si gode dalla partenza sino a sopra il centro abitato di Gizzeria. In circa 40 minuti si passa dalla costa alle ombrose faggete del Mancuso. I fichi, l’olivo e la macchia mediterranea sono i protagonisti sino a Gizzeria. Il castagno, l’ontano e il faggio ricoprono la parte montuosa. Si consiglia la visita del centro storico di Gizzeria, paese di origine albanese.
Di interesse naturalistico i laghi d’acqua dolce e la macchia mediterranea che, fitta, ricopre ampi tratti di suolo.
Di interesse storico le torri di guardia di epoca spagnola. L’itinerario si può concludere nell’ostello del Mancuso.
Itinerario n° 4 – Nicastro-Stazione di Carlopoli
Itinerario integrato che, oltre a toccare interessanti centri storici, passa per suggestive aree naturalistiche quali la faggeta di Condrò. Si sviluppa su una distanza di 28 Km. passando da quota 200 a quota 712 m. slm.
Da visitare l’antico centro di Nicastro, la piccola frazione rurale di Vaiola ed il centro di Serrastretta.
Il panorama é incantevole dalle parti di Accaria. Interessante l’artigianato del ferro e della ceramica a Lamezia Terme e del legno a Serrastretta. Di interesse naturalistico l’orto botanico “Comuni” e la faggeta di Condrò suggestiva sia in estate che in inverno.
Itinerario n° 5 – Falerna-Mancuso
Itinerario d’interesse storico – archeologico e naturalistico si snoda dalla costa alla vetta del Mancuso; in 25 Km. si passa da 5 m. a 1.172 m. slm. L’ambiente costiero é caratterizzato dagli ampi terrazzi marini che si affacciano sul Tirreno, già frequentati nell’antichità come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti, le ville e l’antico tracciato della strada consolare “Popilia”. Interessanti i resti della grande villa rurale di epoca romana in cui si può osservare la suddivisione degli ambienti.
Suggestiva la vegetazione caratterizzata dalla macchia mediterranea nella parte bassa e dalle rigogliose pinete e boschi di latifoglie a monte del centro abitato di Falerna.
Itinerario n° 6 – Sambiase-S. Mazzeo
L’itinerario prende avvio dal centro storico di Sambiase e si inerpica per circa 9 Km fino al piano di S. Mazzeo attraversando popolose frazioni rurali quali Gabella, Acquadauzano. Il dislivello é di circa 700 m. passando da 200 a 945 m. slm.
L’itinerario é interessante sotto l’aspetto antropologico e gastronomico. Ancora usato dalle anziane donne il tipico costume della “pacchiana”. Da visitare la casa della “memoria” in cui sono raccolti attrezzi e utensili quotidiani di tempi remoti.
Il dialetto, l’ospitalità, le tradizioni gastronomiche, la facilità di rapportarsi con la gente fa sì che i prodotti della terra (vino, olio, insaccati, pane) siano facilmente acquisibili direttamente dai consumatori. Vasto il panorama da Gabella che spazia sull’intera piana lametina.
Itinerario n° 7 – Sambiase-Sanbate-Reventino
Partendo dal centro storico di Sambiase si raggiunge la vetta del Reventino attraversando numerose frazioni rurali dal caratteristico impianto urbanistico e dall’uso nelle costruzioni della pietra locale.
L’itinerario evidenzia come l’antico isolamento di frazioni montane differenziava gli usi e i costumi di agglomerati tra loro distanti. Interessante L’orografia del territorio che permette viste su valli fluviali contornate da fitte vegetazioni e punteggiate dall’esistenza dei centri rurali e numerose case sparse. Da percorrere a piedi la zona del monte Reventino che offre spunti anche per escursioni all’interno di ombrosi boschi.
Itinerario n° 8 – Nocera Terinese-Monte Mancuso
Caratterizzato dallo splendido paesaggio, dalle testimonianze storico-archeologiche, dall’antico rito dei “vattienti” e dalla rigogliosa vegetazione. Prende avvio dalla marina di Nocera salendo attraverso Nocera Terinese, antico centro sovrastato dal convento dei Cappuccini. Dal bivio di Fangiano si sale sul terrazzo marino di Campo d’Arata per continuare attraverso la frazione di Gulieri fino al Piano di Stia e quindi inoltrarsi nei boschi di piano Carito fino al Mancuso. L’antica Terina, la via consolare Popilia, le torri di guardia costiere e l’antico centro storico offrono spunto per interessanti escursioni.
Itinerario n° 9 – Martirano-Martirano Lombardo-S. Mazzeo
Si parte dall’antico borgo di Martirano posto su un crinale e dal quale, a seguito del terremoto del 1908, si originò il centro di Martirano Lombardo. Evidenti ancora i segni di un florido passato testimoniato da antichi portali. Ancora in parte efficienti i numerosi mulini ad acqua lungo il torrente Mentaro. Abbondanti e fresche le sorgenti che sgorgano lungo i torrenti. Suggestivi i percorsi nella zona circostante la frazione di Pietre Bianche che si inoltrano in fitti boschi di abeti e latifoglie. Piacevole la sosta a “Campo Bombarda”, area attrezzata per trascorrere piacevoli giornate a contatto con la natura.
Itinerario n° 10 – Miglierina-S. Pietro Apostolo Cicala-Carlopoli Stazione di Carlopoli
L’itinerario tocca una serie di piccoli centri arroccati sulle colline in cui si rivive l’ospitalità della gente del Sud.
La strada attraversa fitti boschi costeggiando ampie valli fluviali. Il castagno é il protagonista assoluto che trova in Cicala un centro specializzato per la produzione di “pastille” e di suoi derivati. Il pane cotto a legna, il formaggio pecorino e il tipico salume “sopressata” garantiscono un gusto particolare all’escursione.
Particolare interesse rivestono le rovine dell’antica Abbazia del Corazzo in cui dimorò Gioacchino da Fiore.
Muniti di canne da pesca si possono percorrere i greti del fiume Corace e del fiume Amato.
Itinerario n° 11 – Nicastro-Mercuri Platania Passo di Acquavona
L’itinerario costeggia per un lungo tratto la stretta e ombrosa gola che forma il torrente Piazza per poi inerpicarsi per raggiungere la frazione Mercuri. La strada scivola a mezza costa ai piedi del Reventino verso la frazione di Panetti per collegarsi a Platania da dove si prosegue lungo la S.S. 109 della Sila Piccola. La strada offre un’alternativa piacevole per raggiungere il passo di “Acquavona” attraverso campagne ricche di frutta.
Suggestivo lungo il torrente Piazza soffermarsi sui vecchi mulini ad acqua.
L’aria fresca, il pane ed il bellissimo paesaggio fanno di Platania unasosta obbligata verso la Sila.
Itinerario n° 12 – Motta S. Lucia Conflenti-Reventino
L’itinerario ripercorre antichi tratturi nel passato utilizzati da briganti che in queste contrade spadroneggiavano.
Tappa d’obbligo il centro di Conflenti, paese arroccato sulla collina, dalla bellissima pietra verde, dove sorge il Santuario della Madonna S.S. della Quercia o di Visora, meta di affollatissimi pellegrinaggi.
Ancora vivo l’artigianato del tessuto e dei cesti con lamine di legno di castagno. Consigliabile da Motta una lunga escursione a cavallo fino alla piana di Decollatura. Sempre a Motta é interessante visitare l’antico borgo di Casal D’Aquino del tutto abbandonato.
Itinerario n° 13 – Tiriolo-Gimigliano Madonna di Porto
L’itinerario offre diversi aspetti interessanti. Estremamente interessante la visita all’Antiquarium, al centro storico e alla necropoli di Tiriolo. Ricco e variopinto il costume tipico ed i ricami dei due paesi. La particolarità geologica della zona con le antiche miniere di ferro e le cave di pietra rosa saranno certamente motivo di interessanti osservazioni. Suggestive per la loro bellezza le gole del Corace.
Da Gimigliano, dal particolarissimo impianto urbanistico, si prosegue sino al Santuario di Madonna di Porto, meta di continui pellegrinaggi.
Itinerario n° 14 – Lamezia Terme-Platania-Decollatura Soveria Mannelli
L’antica strada per raggiungere la Sila sale tortuosa da Lamezia Terme fino a Soveria Mannelli.
Le fresche sorgenti, il verde dei boschi nonchè l’abbondante produzione di prodotti tipici tra cui prevale il fungo porcino, caratterizzano l’altopiano di Decollatura e Soveria. Punto nevralgico dell’itinerario il passo di Acquavona da cui si dipartono numerosi percorsi verso Monte Reventino e la faggeta di Condrò alla ricerca di funghi e di fragoline selvatiche.
Itinerario n° 15 – Piano Carito Falerna Paese-Marina
Permette di raggiungere da Monte Mancuso il mare seguendo un percorso alternativo a quello di Nocera o di Gizzeria. La strada, inizialmente in terra battuta si dirama attraverso fitti boschi di conifere scendendo verso i terrazzi marini di Stia, Polpicello e Pian delle Vigne offrendo costantemente un panorama ampissimo. Diversi punti per scorgere con nitidezza le isole Eolie. Una sosta meritano i resti della villa romana di Pian delle Vigne in prossimità della quale sbocca l’antica via consolare Popilia. Più in basso Castiglione, antico borgo medioevale, residenza dei principi D’Aquino. Infine il litorale con gli ampi arenili e le limpide acque.